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SPIRITUALITA' BENEDETTINA

Il nostro antichissimo Monastero dedicato a S. Maria a Ripa, cioé sulla Ripa del Monte, nel suo lungo esistere, è arrivato al 2000, ad essere ancora casa di preghiera. "Domus Orationis" come sta scritto nell'alto della volta sopra l'altare della chiesa. La nostra Comunità Monastica vive secondo la Regola di S. Benedetto, vissuto nell'arco di tempo 480-546. Nella Regola di S. Benedetto si ha come una sintesi di tutte le osservanze delle altre regole precedenti: Pacomio, Basilio, Agostino, ecco la professione monastica benedettina l'unica nella vita religiosa, ha una caratteristica, tutta propria Che merita di essere sottolineata perché è uno dei voti che pronuciamo nel giorno della Professione solenne. Essa è la spiritualità della "stabilitas" cioé la stabilità nella Regola, nel chiostro nella famiglia monasticaa del proprio monastero. Stabilità che vuol dire fermezza e allo stesso tempo un esercizio costante nel santo proposito.

Gli scritti medioevali, evidenziano molto la "teologia del chiostro", chiostro sinonimo di Paradiso, di vita celeste. Gli elogi degli autori spirituali, non sono però precisamente rivolti alla vita monastica in se stessa, ma proprio al claustrum cioè al chiostro e poi alla cella dove la monaca è in continuo dialogare con il suo creatore. Perfino Dante il grande poeta, elogia la vita benedettina e, nel 22° canto del Paradiso pone sulle labbra di San Benedetto:

Questi altri fuochi tutti contemplanti
uomini furo, accesi di quel caldo
che fa nascer i fiori e i frutti santi
...qui son li frati miei, che dentro ai chiostri
fermar li piedi e tennero il saldo

L'attenzione di Dante è proprio rivolta a "quel dentro quei chiostri fermar li piedi" elogiando chiaramente la stabilità.

Quando abbiamo bussato al Monastero per essere ammesse, abbiamo compiuto un gesto particolare: Cristo ci aveva afferrato per vivere esclusivamente per lui, senza girovagare per sempre. La nostra identità, non si può definire solo in termini astratti, senza calare ogni nostra riflessione nella propria personale storia che è vitale, umana che è costituita non solo del passato, del presente, ma anche di proiezione verso il futuro. La Regola benedettina, è il frutto di una particolare epoca e di un particolare momento nella storia della Chiesa e del monachesimo: un'epoca in cui il mondo monastico occidentale cercava un proprio più preciso indirizzo dotato di una legislazione adeguata. Ecco il genio di San Benedetto: il suo insegnamento spirituale è e vuole essere l'insegnamento di un padre per suoi figli , di un maestro per i suoi discepoli, di un padre per i suoi monaci, insomma di un uomo di Dio. La Regola Benedettina, composto di un Prologo e di 73 capitoli è ricca di un patrimonio dottrinale e di vita di orazione. Essa intende di essere una forma di medizione tra il Vangelo e le circostanze concrete in cui una comunità monastica deve svolgere la sua esistenza. Il Prologo contiene una serie di insegnamenti spirituali sviluppati quasi tutti sulla trama di riferimenti biblici, in cui la vocazione monastica è la vocazione stessa dei figli di Dio, della loro corrispondenza alla grazia, della loro elezione alla vita eterna. San Benedetto si preoccupa di ribadire il primato della grazia, l'importanza del ricorso alla preghiera, il riconoscimento del bene compiuto nell'uomo da Dio a cui va la gratitudine e la lode. Dio e l'uomo sono i protagonisti di questo dialogo, gli attori di questa vita, perché concorrono entrambi all'attenzione dell'opera di salvezza. L'impegno principale del monaco è la ricerca di Dio e, questo impegno trova la sua espressione più adeguata nella preghiera comunitaria, l'OPUS DEI, l'opera di Dio, il cui aspetto principale di questa preghiera è quello laudativo. Il tema fondamentale della vita benedettina è l'amore del Cristo. Il cristocentrismo è una delle caratteristiche dominanti della nostra Regola, la ragione della sua esistenza l'anima della sua osservanza. E' Cristo Gesù la chiave di volta di tutta la regola, colui che si intende servire e colui sul cui esempio si è disposti a obbedire. Premesso quanto sopra delineiamo la vita benedettina. Essa è fondata sulle tre virtù teologali: FEDE, SPERANZA CARITA'. E' VITA RELIGIOSA PERCHE' CONSACRATA A DIO con i voti di religione, è una vita monastica, perché votata al ritiro, separata dal mondo, ma che si propone di agire sul mondo per mezzo della preghiera. E' una vita di famiglia e per questo votata alla stabilità: infatti l'uomo non basta a se stesso ha bisogno di appoggio e lo trova in un ambiente amato. I cardini della vita monastica sono L'OPUS DEI, cioé la lode divina, il lavoro e la lectio divina. La prima e fondamentale occupazione della vita monastica è il culto di Dio nella sua forma perfetta, la lode divina nella sua espressione liturgica più completa, l'opera che ha Dio, e Dio solo per oggetto. Siamo monache prima di tutto per questo, procurare la gloria di Dio e occuparci di Lui. Crediamo fermamente al valore apostolico e sociale della nostra preghiera e siamo convinte di raggiungere non solo Dio e noi stessi, ma bensì anche il nostro prossimo. 

IL LAVORO: San Benedetto oppone il lavoro operoso all'ozio: Vivere del lavoro delle proprie mani come fecero i padri e gli apostoli significa essere veramente monaci. Il nostro fondatore non vuole che il Monastero sia un nascondiglio di anime devote, ma vuole un centro di attività creativa. Noi siamo ben consapevoli che il cristianesimo non è un abbandono del lavoro, ma dovere di partecipazione alla vita della società con la propria preghiera, ma pure con la propria opera fattiva e concreta: San Benedetto riesce ad armonizzare il suo motto "ORA ET LABORA" prega e lavora, e non è raro trovare a fianco di un Monastero Benedettino una produttiva azienda agricola, centri di spiritualità o grandi biblioteche. Questo dimostra che l'economia e l'intelligenza benedettina hanno saputo dare i suoi frutti e, che il Monastero, pur essendo autonomo non é chiuso, ma è sempre pronto a dare oltre che a ricevere.

LA LECTIO DIVINA: CIOE' LA LETTURA DELLA PAROLA DI DIO. Lo studio delle cose divine è opera d'intelligenza è vero, ma della intelligenza che si applica ai misteri divini, quindi è opera di intelligenza soprannaturale, cioé di fede.

Non dimentichiamo che l'idea direttrice di San Benedetto è la ricerca di Dio, e, la lettura divina ci rende familiari le cose di Dio. Questa è la nostra vita. L'inflenza benedettina da esercitare sul mondo è quella della vita soprannaturale. Siamo grate a S. Benedetto che anche oggi il Monastero è quello che deve essere: una scuola del servizio di Dio.

LA MEDAGLIA DI SAN BENEDETTO

Tratto da "Con San Benedetto nel mondo"
di Dom Giuseppe Febbo osb
Abbazia di Santa Maria della Castagna (Ge)

Uno degli episodi più noti di possessione diabolica, riportato in vari libri per la documentazione storicamente esatta che ci ha tramandato i fatti, é quello riguardante i due fratelli Burner, di Illfurt (Alsazia), che furono liberati con una serie di esorcismi nel 1869. Ebbene, un giorno, tra i tanti gravissimi dispetti del demonio, si sarebbe dovuta rovesciare la carrozza che trasportava l'esorcista, accompagnato da un monsignore e da una suora. Ma il demonio non poté attuare il suo proposito perché, al momento della partenza, era stata dato al cocchiere una medaglia di San Benedetto, a scopo protettivo e il cocchiere se l'era messa devotamente in tasca.

(da Don Gabriele Amorth, Un esorcista racconta, Ed. Dehoniane, Roma)

Notizie Storiche

Le origini della medaglia di San Benedetto sono antichissime. Papa Benedetto XIV ne ideò il disegno e col "Breve del 1742 approvò la medaglia concedendo delle indulgenze a coloro che la porteranno con fede.

Sul diritto della medaglia, San Benedetto tiene nella mano destra una croce elevata verso il cielo e nella sinistra il libro aperto della santa Regola. Sull'altare è posto un calice dal quale esce una serpe per ricordale un episodio accaduto a San Benedetto: il Santo, con L111 segno di croce, avrebbe frantumato la coppa contenente il vino avvelenato datogli dai monaci attentatori.

Dall'altro lato, troviamo il corvo che avrebbe salva- Benedetto portandogli via un pane avvelenato offerto da un sacerdote geloso dell'influenza del Santo.

Attorno alla medaglia, sono coniate queste parole: "ElUS IN TU NOSTRO PRESENTIA MUNIA- (Possiamo essere protetti dalla sua presenza nell'ora della nostra morte).

Sul rovescio della medaglia, figura la croce di San Benedetto e le iniziali dei testi. Questi versi sono antichissimi. Essi appaiono in un manoscritto del XIV sec. a testimonianza della fede nella potenza di Dio e di San Benedetto.

La devozione della medaglia o Croce di San Benedetto, divenne popolare intorno al 1050, dopo la guarigione miracolosa del giovane Brunone, figlio del conte Ugo di Eginsheim in Alsazia. Brunone, secondo alcuni, fu guarito da una grave infermità, dopo che gli fu offerta la medaglia di San Benedetto. Dopo la guarigione, divenne monaco benedettino e poi papa: è San Leone IX, morto nel 1054.

Tra i propagatori bisogna annoverare anche San Vincenzo de' Paoli.

 

Spiegazione delle iniziali

  • C.S.P B. Crux Sancti Patria Benedicti La Croce del Santo Padre Benedetto
  • C.S.S.M.L. Crux Sacra Si t Mi h i Lux La Croce Santa sia la mia luce
  • N.D.S.M.D. Non Drago Sia Mihi Dux Non sia il demonio il mio condottiero
  • V.R.S. Vade Retro, Satana! Allontanati, Satana!
  • N. S.M. V Numquam Suade Mihi vana Non mi attirare alle vanità
  • S.M.Q.L. Sunt Mala Quae Libas Son mali le tue bevande
  • I . V B. Ipse Venena Bibas Bevi tu stesso i tuoi veleni.

 

Preghiera: 

Croce del Santo Padre Benedetto. Croce santa sii mia luce e non sia mai il demonio mio capo. Va' indietro, satana; non mi persuaderai mai di cose vane; sono mali le bevande che mi versi, bevi tu stesso il tuo veleno. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen